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MIRËSEVINI

Un disordine a Tirana

(Libri eshte ne italisht, ende i pabotuar)

Indice

I. Dal Viale Eritrea alla Via Asmara
2. 23 Agosto 1998
3. Cronache del crimine in Albania, fine Agosto
4. « Fabrizio e Vania vi attendono dopo la cerimonia nella Villa
Brancaccìo »
5. « Albania:Il miracolo economico dell’anno 2000 »
6. Incaricato d’Affari
7. « La Sede del Diavolo »
8. Sospetto di tradimento
9. Anna Oxa
10. « Pianeta Hollywood » e » Palazzo Scanderbeg »
II. 11 Settembre
12. L’assassinio
13. Processo Verbale
14. Fra le tenebre
15.Manifestazione omicida
16. Nell’Agenzia Telegrafica Albanese
17. La sorella del Presidente del Consiglio
18. Fuga di notizie
19. Bozza del libro con Pierino
20. 14 Settembre
21. A Tirana torna la quiete
22. La Fiera di Levante con molti carabinieri e arberesh
23. Nuovamente il Pianeta Hollywood
24. Compleanno nell’ufficio forato dalle pallottole
25. Epilogo


Dal Viale Eritrea alla Via Asmara

L’Ambasciata della Repubblica d’Albania a Roma si trova in via Asmara. I Diplomatici hanno i loro appartamenti nel Viale Erítrea, in un palazzo di dieci pìani. Per raggiungere la loro sede di lavoro essi devono percorrere circa cento metri di marciapiede pedonale per poi voltare subito a sinistra. Precisamente in quest’angolo inizia la Via Asmara.
Questa parola scolpita in una lastra di marmo all’angolo della strada è comunque di picole dimensioni. Sicuramente meno visibile di notte.
All’inizio della Via Asmara si distinguono con esatezza le grandi insegne rosse del Club MacDonalds. Quando la sera sono illuminate si distinguono per le grandi dimensioni e per il colore rosso fiamma. Basta avvicinarsi al Viale Eritrea attraverso le tre strade che scendono verso di essa.
Dal MacDonalds fino all’Ambasciata bastano dieci minuti di cammino. L’Ambasciatore vi arriva con la macchina nera Benz, egli ha portato a termine il suo mandato nella capitale italiana e a meta Settembre farà ritorno presso il Ministero degli Affari Esteri a Tirana. Gli altri diplomatici escono ad uno ad uno dal portone no 34 dirigendosi a piedi verso l’Ambasciata. Ognuno a modo suo. Qualcuno a passo svelto. Il Primo Diplomatico esce con impeto e per prima cosa accende una sigaretta. In quegli attìmi rallenta sul marciapìede e solo quando il tabacco emette il primo fumo egli riprende il cammino. Sembra che quella fumata lo spinga, come se fosse uno sbuffo silenzioso uscito dal fumaiolo di una locomotiva. Il Secondo Diplomatìco, appena esce dal portone, increspa le soprac¬ciglia e strizza gli occhi. Ti dà sempre l’impressione che la prima cosa che faccia, sulla soglia del palazzo a dieci piani, sia l’adat¬tamento con la temperatura dell’aria, i rumorì della strada e la
intensìtà della luce. Poi orienta lo sguardo verso MacDonalds e s’incammina frettolosamente. L’altro diplomatico, che amichevolmente noi lo chiamiamo il Poeta, Accompagna il portone di legno del palazzo fino alla chiusura. Poi lancia il passo sul marciapiede e dalla sveltezza con cui compie il primo movimento sembra paracadutato dall’apice dell’e¬dìficio a dieci piani. E’ il solo diplomatico che porta con se la borsa di lavoro color nero. Con questo peso speciale fra le mani svolta verso il viale, la dove inizia Via Asmara. Ogni altra cosa è solo camino svelto da sembrare un allenamento.
Il terzo diplomatico non fa un passo se non scende l’Ambasciatore. Egli abitualmente viaggia assieme a lui, lo aspetta in macchina, gli apre lo sportello e pazienta sia quando il caldo è afoso sia quando si gela dal freddo. Egli ha il dovere di attenderlo presso la macchina Benz, il suo corpo è erto e zoppica leggermente.
Anche il diplomatico, che noi amichevolmente chiamiamo «Occhio di vetro» scende e percorre, sul marciapiede, il Viale Eritrea. Egli veste elegantemente, porta gli occhiali ed indossa, con preferenza un vestito con gilè della stessa stoffa. Non si vede salire sull’ascensore nè scendere, improvvisamente appare sul portone d’en¬trata. Alcuni dicono che esce prima di tutti, spesso di buon ora, altri affermano che dal suo appartamento esce per ultimo. Tuttavia egli si trova in Ambasciata prima di tutti.



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